Analisi forense informatica: la scienza delle prove in tribunale

L’analisi forense, che fa parte del servizio di informatica forense, è quella branca della scienza digitale forense che tratta il tema dell’acquisizione delle prove da computer e altri dispositivi digitali. Viene chiamata anche cyber forensics o analisi forense. La sua essenza risiede in una serie di procedure estremamente rigorose che permette di identificare, recuperare e analizzare i dati preservando le informazioni originali. Il nostro compito è quello di prendere in carico i supporti digitali e trovare le informazioni.

Al contrario di quanto si possa credere, però, l’analisi forense non è utile solo in caso di crimine informatico, ma anche in tutti quei casi in cui un computer, dei documenti in digitale o dei dispositivi informatici siano coinvolti in qualche modo. Considerato che al giorno d’oggi tutti noi teniamo in tasca un dispositivo digitale estremamente sofisticato come lo smartphone, si potrebbe pensare che in tutti i casi in cui sono coinvolti delle persone, gli avvocati di ambo le parti dovrebbero interrogarsi su che tipo di informazioni si possono ottenere relativamente al caso.

L’informatica forense: una scienza al servizio dei legali

In pratica, questa scienza è nata con la diffusione dei primi personal e home computer, agli inizi degli anni ’80, principalmente come risorsa investigativa legata ai crimini connessi alluso dei calcolatori elettronici. Da allora è diventata man mano più frequente vederla in azione, soprattutto grazie alla crescita del cybercrime, ma negli ultimi 10 anni, grazie alla diffusione degli smartphone e a Internet, è diventata una componente quasi fissa delle indagini.

Viene spesso usata durante le investigazioni di pedopornografia, frodi, spionaggio, cyberstalking, omicidi e violenza di genere e nei casi in cui è richiesta una consulenza tecnica di parte.

Il nostro servizio di assistenza si rivolge a privati e studi legali

Quando un dispositivo viene sequestrato, diventa una prova e ne va preservata l’integrità. Se però si tratta di un disco fisso o una scheda di memoria, già il semplice atto di connetterli a un computer andrebbe a causare la scrittura di alcuni dati sul supporto, invalidandolo. Per evitare che questo accada, bisogna maneggiare con grande competenza questi dispositivi e ricorrere a particolari hardware in grado di bloccare qualsiasi tentativo di scrittura sui media che si andranno ad analizzare. A livello procedurale come prima cosa, quindi, tramite un algoritmo di hash viene creato un numero unico che identifica tutto il contenuto della memoria confiscata. Un altro dispositivo utile in questi casi è il cosiddetto “copiatore”, che si occupa di clonare ogni singolo pezzo di informazione presente nelle memorie, senza alterarlo. Alla fine si confrontano gli hash generati dal contenuto delle due memorie e se coincidono la duplicazione è avvenuta con successo.